La nostra società Occidentale da tempo è caduta nel vortice dell’ignoranza e del materialismo più sterile, trascinando nel dirupo l’essere con tutta la sua coscienza più profonda e sensibile. L’Europa ci appare lontana e impropria, ormai un burattino in mani estranee, qualcosa che fa di tutto per remare contro quei interessi che un tempo ci univano in quanto Continente-Nazione e potevano definirsi veramente Europei .
Salvare l’Europa, l’Occidente, è una missione impossibile se ci ancoriamo a concetti e punti di riferimento che da soli non hanno senso, ma traggono forza solo da una cosa: le singole Nazioni e le loro Tradizioni.
Cittadini prima di uno Stato ben preciso quindi, ed Europei dopo.
Noi siamo italiani perché la Provvidenza volle che nascessimo su una terra dove una Tradizione antica e confermata secoli prima ne delimitò i confini e la geografia politica e culturale. Italiani perché appunto appartenenti a una Cultura che è propria di questa terra che è la sola che fa sì che ci possiamo definire tali. In più abbiamo il privilegio - o il fardello - di essere nati nel luogo che fu culla dell’Identità stessa di questo Continente-Nazione, il focolare dove arse per prima la scintilla del diritto, della Tradizione e della Fede su cui si poggia l’intera Europa. E non solo.
Essere italiani non è cosa facile, ma è il dono più bello che ci potesse capitare.
L’Occidente sta precipitando a capo fitto, e noi gli andiamo dietro. Ma c’è un appiglio, un ancora di salvezza: noi stessi. O meglio ciò che fummo.
Un Popolo che non riconosce le sue origini non è Popolo, non è Nazione. E per riuscire a salvarci e insieme a Noi redimere un sistema che non funziona più bisogna essere Popolo e Nazione: è doveroso guardarci indietro senza tuttavia smettere di marciare verso il futuro. A cavallo tra Tradizione e Rivoluzione.
Per essere tali, per essere italiani, bisogna identificarsi in ciò che istituì la nostra Identità: Roma, la Tradizione Romano-Italica che è alla base di Italianità, di Europa e di quella Cattolicità che ereditò quei simboli e che in quei simboli pose la sua identità.
Italiani e - quindi – Romani (nel senso più alto e nobile del termine a cui Dante stesso si riferiva e che ci fa essere a un tempo nazionali e internazionali), rifacendo propri un pensiero antico, uno stile di vita che si basa su semplici ma consolidate regole, una simbologia che non è esteriorità ma è mistica, una Tradizione che è guida e Fede.
Tradizione Romana e quindi italiana, un Corpus di leggi sacre, di valori immortali, di gusto del bello e dell’armonioso, del virile e del virtuoso, del civile e del civilizzatore, in cui il cittadino si identifica in uno Stato Tradizionale attivo e pulsante, un cittadino-soldato che è al tempo stesso civilizzatore e guardiano. Uno Stato dove essere cittadini è un esperienza quasi mistica, come i fedeli di un culto che non è immagine ed esteriorità fine a sé stessa ma è Comunione, fratellanza attiva e fervente che si identifica negli stessi valori e che marcia scudo a scudo, ponendo in secondo piano l’individualità personale per perdersi – ma si tratta di un “ritrovarsi” – in una rinnovata identità ed entità comune e sociale, un blocco serrato sempre pronto a migliorarsi e migliorare lo stato (o lo Stato) in cui si trova.
Tradizione, italianità che è emanazione di quel pensiero antico ma vicino, sempre perenne, Popolo che si rende tale e va a costituire una Nazione dove è l’Idea a tracciare i suoi confini. È per questo che bisogna porsi sotto l’egida di quella Roma Invitta base della nostra Identità, forza rigeneratrice e rinnovatrice di uno Stato e una Società che migliora e cambia perché i cittadini hanno plasmato prima la loro essenza più profonda ponendosi dei precisi e motivati obiettivi. Una Rivoluzione culturale.
L’Europa sta andando a fondo, e tocca proprio a noi, italiani rinnovati nella Tradizione, in quella Tradizione che è Europa stessa, a salvare l’Occidente tutto tramite i suoi simboli, i suoi valori vivi che soli sono in grado di elevare un uomo come un Continente verso più nobili e giuste vette, e trasformare l’uomo in Vir, in cittadino-soldato e paladino, e un Continente in Nazione.
Massimo Valeriano Frisari