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Rito di Termine

Termine è il Dio dei limiti invisibili e non e dei confini tra proprietà.
Al tempo di Tarquinio Prisco, durante la costruzione del tempio della Triade sul Campidoglio, gli Dèi che vi dimoravano furono invitati a trasferirsi. Tutti accettarono tranne Termine e Iuventa a cui furono riservate delle celle vicino ai grandi Dèi Capitolini: il fatto fu interpretato come un buon augurio per la futura saldezza dei confini di una Roma eternamente giovane.

Termine viene celebrato il 23 Febbraio, ultima festa dell'antico calendario. In questo giorno i vicini di casa o chi condivideva gli stessi confini tra proprietà banchettavano e festeggiavano assieme.
Ovidio nei suoi Fasti ci ha tramandato la descrizione di un rito agreste al Dio dei confini:

“Sia tu una pietra, oppure un tronco piantato nel terreno, anche tu sin dall’Antichità hai potere divino. Te due proprietari coronano da opposte parti e ti portano due ghirlande e due focacce. Si erige un altare: qui la rozza contadina porta di sua mano in un piccolo vaso braci prese dal tiepido focolare. Un vecchio spezza la legna, con arte ammucchia i pezzi tagliati, e con forza pianta i rami nella dura terra; allora con asciutte cortecce suscita le prime fiamme; un fanciullo sta a guardare tenendo un gran cesto in mano. Poi, quando ha gettato tre volte grano nel fuoco, una piccola figlia porge dei favi divisi in frammenti. Altri portano il vino: parte di ciascun dono si offre al fuoco: e la gente vestita di bianco guarda e tace.”